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Udine, un’ora di sport al giorno alle elementari

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Tuta e scarpette da ginnastica, ogni giorno. A partire dalla prima elementare, i piccoli della scuola «Dante» di Udine metteranno nello zaino, dal lunedì al venerdì, l’attrezzatura per fare almeno un’ora di attività fisica:  corsa, giochi di squadra, esercizi per imparare le tabelline muovendosi e saltellando.  Oltre a esercizi per la forza (giochi di movimento, partite sportive), almeno tre volte a settimana.

E’ un progetto pilota illuminato, che farà di quella friulana la prima scuola primaria d’Italia a indirizzo sportivo. Lo ha presentato con orgoglio il sindaco, Furio Honsell, ricordando l’importanza per l’attività fisica per proteggere dalle malattie, aiutare l’apprendimento, stimolare la socializzazione e abituare a gestire diversi impegni quotidiani.

«Crescere sportivamente»  – questo il nome del progetto, che sarà attuato a partire dal prossimo anno scolastico, in collaborazione con la facoltà di scienze motorie dell’università cittadina (i cui studenti saranno impegnati nel monitoraggio delle attività) – recepisce le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità e si candida a fare da modello, a livello nazionale. Per l’approccio, basato sulla ludicità, la partecipazione e l’interdisciplinarietà. L’insegnamento di diverse materie, questo l’obiettivo, sarà declinato attraverso il movimento corporeo.

Un modo per avvicinarsi ai parametri di un’Europa più attenta alla «materia» di noi, che le dedichiamo a stento il 7% del monte ore scolastico.

Per mettere una pezza a quei dati desolanti, che gli esperti, sempre più numerosi, ci ricordano: in base ai dati della ricerca «Okkio alla salute», effettuata su alunni di 8 e 9 anni delle classi terze della scuola primaria in Friuli Venezia Giulia:  il 20% dei bambini  è in sovrappeso, il 7% addirittura obeso.

Più in generale, circa un bambino su sei è fisicamente inattivo, mentre solo 1 su cinque segue un livello di attività fisica raccomandato per la sua età.

A livello nazionale siamo messi ancora peggio: l’Italia è il secondo Paese al mondo per obesità infantile (10,6%) dopo gli Stati Uniti, con un tasso di sedentarietà del 40%. Secondo una ricerca di Save the Children, i bambini e i ragazzi italiani stanno troppo fermi (un bambino su 4 non pratica sport nel tempo libero) e mangiano male. E la situazione è in continuo peggioramento anche a causa della crisi (+13% rispetto al 2012).

Al tema Il bambino, l’attività motoria e lo sport è stato dedicato in novembre il convegno degli  Stati generali della Pediatria. Che si è concluso con un appello alla scuola: l’educazione fisica sia pervasiva, diventi stile di vita oltre che approccio allo sport.

In Lombardia, grazie a un protocollo d’intesa tra Regione, Coni e Ufficio scolastico regionale, è partito il progetto «A scuola in movimento», per portare più sport nelle scuole primarie. Il progetto, finanziato dalla regione con 1,3 milioni di euro, prevede l’affiancamento al maestro da parte di un esperto in possesso di laurea in Scienze motorie o di diploma Isef per un’ora a settimana (fino a un massimo di 20 ore per ciascuna classe): la seconda ora di attività motoria verrà svolta dall’insegnante titolare di classe, in base a quanto programmato con l’esperto. Per quest’anno l’iniziativa, partita a metà gennaio,  coinvolgerà il 50% delle classi presenti in Lombardia. «Un risultato che triplica i numeri del vecchio progetto finanziato esclusivamente dal Coni-Miur – ha detto l’assessore regionale allo Sport, Antonio Rossi – e che rappresenta anche una concreta opportunità di impiego per gli oltre 600 laureati in Scienze motorie, molti dei quali alla loro prima esperienza di lavoro, coinvolti nel progetto».

Qualcosa, insomma, si muove. Ma sempre a macchia di leopardo, dividendo il Paese in regioni che possono  oppure no spendere, e di amministratori più o memo lungimiranti.

Niente di fatto, invece, per il progetto avanzato dall’ex ministro per le Pari opportunità e lo Sport, Josefa Idem, di introdurre come obbligatoria la presenza di un docente di educazione motoria per due ore a settimana in ogni classe della scuola primaria. Un costo insostenibile, aveva calcolato il ministero: circa 250 milioni di euro per retribuire qualcosa come 11mila nuovi docenti specializzati.

Invece Miur, Coni e ministero dello Sport hanno rifinanziato con una dote di un po’ più di 13 milioni il progetto di «alfabetizzazione» motoria che vede esperti del Coni affiancare e guidare gli insegnanti delle primarie per attività da fare nelle palestre delle scuole.

E mentre l’associazione Edumoto, che riunisce gli insegnanti di educazione fisica e scienze motorie ha lanciato un appello perché la «cultura dello sport» passi anche da un trattamento più dignitoso delle attività complementari di educazione fisica (quelle che impegnano gli insegnanti per sei ore in aggiunta all’orario scolastico), c’è chi prova a determinare di quanta attività fisica abbiano davvero bisogno i bambini.

Queste le indicazioni di una Asl veneta, basate sulle linee guida  del Centro americano per la prevenzione e il controllo delle malattie:

«I bambini e gli adolescenti dovrebbero fare 60 minuti (1 ora) o più di attività fisica ogni giorno, divisi in tre tipi: 1) attività aerobica (di media intensità, come la bicicletta, o la camminata a ritmo sostenuto; o di alta intensità, come la corsa), che dovrebbe occupare la maggior parte del tempo. Dell’attività intensa va prevista almeno 3 giorni alla settimana. 2) Potenziamento muscolare (ginnastica o ginnastica posturale, ma anche arrampicarsi sugli alberi è considerato “rafforzamento muscolare”), almeno 3 giorni alla settimana. 3) Rafforzamento delle ossa (salto della corda o corsa) almeno 3 giorni alla settimana».

In calce, l ‘avvertenza (scontata), che programmi di potenziamento muscolare come il sollevamento pesi sono indicati per gli adolescenti, non per i bambini. E che questi programmi possono via via essere integrati in allenamenti con squadre sportive, per esempio di calcio o pallacanestro.

Un monte ore importante, un’esigenza che la scuola non riesce certo a soddisfare. Così, molti bambini si limitano a sfogarsi tra le pareti della loro cameretta; oppure – i più fortunati – giocando in cortile o all’oratorio. Altri scorrazzano per la città, accumulando corsi e iniziative che riempiono il tempo dopo la scuola.

E secondo voi quant’è il tempo «giusto», da dedicare al movimento? E come fate, per far tornare i conti?


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